24 giugno 2009

Chi controlla la Spezia, controlla l'universo.

Soggetto inquisito: Dune, di Frank Herbert




Prendete Il Vento e il Leone, Hokuto No Ken, Le Nebbie di Avalon e l'Antico Testamento, e avrete la bozza della trama che l'amico Frankie scrisse in quel torrido giorno d'estate in cui era scazzato per aver litigato col vicino.
Solo che poi la cosa non si è fermata lì.
Qualcuno lo chiamerebbe "delirio di onnipoteza", io lo chiamo semplicemente Frank Herbert.

Lui voleva il suo romanzo.
Lo voleva, dannazione! E doveva essere come diceva lui.
E l'ha avuto... tiè!

La saga di Dune la capiscono solo lui e il mio moroso - il che dovrebbe essere preoccupante, ma si sa che nella coppia bisogna mediare, capirsi, venirsi incontro e bla bla bla.
All'inizio ti sembra che Herbert sia un mostro: solo Tolkien e la Rowling hanno fatto lo stesso maniacale lavoro di pianificazione prima di mettersi a scrivere. Quelli se facessero i camerieri pianificherebbero anche le ordinazioni.
Dettagli dei dettagli all'interno di dettagliate descrizioni di dettagli... e che non si dica che è un lavoro approssimativo!
Anche il classico pignolissimo Cercatore di Pelo nell'Uovo, se mai riuscisse a trovare una cosa poco chiara, verrebbe investito da una spiegazione-tsunami di tali proporzioni da mandarlo in tilt, causandogli una lobotomia a tempo indeterminato.
A quel punto capisci che non è che "ti sembra": Herbert è un mostro. Punto.

Parliamoci chiaro: ti prende. Eccome se ti prende.
Magari all'inizio non ci scommetti un centesimo, ma è così: digerito il secondo libro, è tutto in discesa.
Bisogna essere consapevoli che, una volta entrati nel baratro, non se ne esce più: l'assuefazione a Dune è attestata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, gruppi di dunisti anonimi sono sorti in varie parti del mondo occidentale.
Il primo, inconfondibile segno della propria dipendenza appare quando, un giorno, vi imbattete in un capitolo che, per quanto risulti lungo, pedante e pippaiolo, una forza misteriosa vi spinge a proseguire inesorabilmente nella lettura.
La consapevolezza definitiva si raggiunge solitamente durante una notte insonne: il libro aperto davanti, gli occhi strabici dopo 85 pagine ininterrotte e il collo indolenzito dal cuscino non ergonomico, guarderete la sveglia sul comodino e vi chiederete due cose:
1) per quale dannato motivo alle 3:45, invece di dormire (che domani avete un esame), state ancora leggendo roba di sabbia, caldo, spezie e complotti aristocratici?
2) perché... perché?! quel maledetto giorno d'estate, invece di sfogare le sue frustrazioni nella nobile arte della scrittura, Herbert non ha sparato al vicino come da onorevole tradizione statunitense?



Herbert in un momento di delirio, durante la stesura del secondo libro.



Sentenza: 8, ovvero fico però prenditi un po' meno sul serio, Frank, dai!

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