27 gennaio 2010

Assumere con cautela, leggere attentamente il foglietto illustrativo, se il sintomo persiste consultare il medico.

Soggetto inquisito: I cosplayers, di tutti quelli che gli piace travestirsi non solo a Carnevale





Prima di entrare nel merito dell'argomento, vorrei porre un avviso: io sono una cosplayer, ergo posso permettermi di dire quello che mi pare impunemente - cioè, più impunemente del solito.
Quindi se siete dei cosplayers e, dopo aver letto quanto segue, vi sentite feriti nell'orgoglio, non venitemi a scassare le palle. O meglio, fate quello che volete, ma non stupitevi se poi io vi ignoro.





Paragrafo 1: esegesi del cosplayer



Wikipedia ci fornisce una fredda, attenta definizione di cosa sia il cosplay. Wikipedia come al solito non capisce una mazza.
Qualsiasi cosplayer degno di tale nome, se fosse definito come uno che "indossa un costume che rappresenti un personaggio riconoscibile in un determinato ambito e interpreta il suo modo di agire", risponderebbe con una sonora, definitiva pernacchia.

Volete sapere cos'è il cosplay? È difficile da spiegare ai profani, ma ci proverò comunque...
La maggior parte delle persone si toglie la passione per i travestimenti a 10 anni, quando si rivede nelle foto di Carnevale e si rende conto che più che Cenerentola somigliava a Platinette. E questo segna il bivio tra le persone sane e i cosplayers: le prime si rassegneranno al fatto che non saranno mai delle principesse e al massimo si concederanno un secsissimo travestimento da streghetta ad Halloween. Le seconde ovviamente no, o non staremmo qui a parlarne.
Accade infatti che una (fortunatamente) esigua fetta di persone decide di prendere un'altra strada, perché no, porca zozza, no!, io voglio essere una principessa e continuerò a provare finché non ci riuscirò e allora voi - sì, voialtri dannati - schiatterete d'invidia davanti al mio splendido splendore... tutto il mondo schiatterà d'invidia!

Perché queste persone non hanno mai dimenticato ciò che provavano quando indossavano quel bellissimo costume, che le faceva sentire davvero delle principesse.
Ogni volta vorranno riprovare questa esperienza catartica, ma, come per le droghe, per provare le stesse sensazioni dovranno aumentare la difficoltà scegliendo personaggi sempre più complessi.
E a nulla varranno le foto orripilanti, i commenti sarcastici dei genitori che invitano a spendere il tempo e il denaro in maniera più proficua, i conati di vomito della gente che va alle fiere del fumetto per i fumetti... nulla fermerà queste persone nella ricerca del
Santo Graal del cosplay: l'attenzione.

Ma alla fine, in due parole, che bestia è 'sto cosplayer?
Ebbene, egli è il risultato di un cocktail letale tra le peggiori nerdate e uno smisurato edonismo. Aggiungete un pizzico di masochismo e avrete il cosplayer medio.


Paragrafo 2: vita del cosplayer


Le nerdate di cui sopra sono indispensabili alla natura stessa del cosplayer, perché dai e dai dopo un po' Superman stanca, Wolverine dopo i film è diventato di moda e lo fanno tutti, e The Punisher è troppo semplice... e quindi?
E quindi faccio Nightcrawler!
Ma è difficilissimo... e poi, scusa, chi lo conosce?
Ma vuoi mettere che figata?! Un costume così ti fermano tutti per fotografarlo... e poi bisogna fare queste cose di nicchia, sennò che cosplayer sei? Giusto??
Giusto!

E così ti sbatti per nove mesi - manco fossi in gestazione - per cercare i pezzi del costume e assemblarli.
Alla fine, con somma gioia del tuo parentado, spendi all'incirca uno stipendio e comunque non hai trovato tutto e alla fiera manca un mese - cazzo, ma come fa a mancare solo un mese?! - e quando hai fatto la prova allo specchio ti sei fatto cagare: la fascia non resta come dovrebbe, la maschera è sostanzialmente sbagliata, il corpetto è di un colore che non c'entra un cazzo... e com'è che nel camerino del negozio i pantaloni ti stavano a pennello e adesso sembri Sbirulino?!
Vabbè, ormai è fatta... ci sei dentro, non puoi mica mollare all'ultimo momento, no?

Da queste premesse capirete che il cosplayer non ha un vita sociale.
Le uniche figure umane con le quali ha dei contatti non virtuali sono i suoi genitori. Nei casi cronici, che non guariscono dopo la fase post-adolescenziale, anche il coniuge e i figli.
I suoi amici hanno un avatar (da non confondere con Avatar) al posto della faccia e parlano per anagrammi - situazione che non cambia molto quando si incontrano di persona, una volta all'anno, alla fiera del fumetto.


Paragrafo 3: il cosplayer in azione


La ragion d'essere del cosplayer si verifica, per l'appunto, durante le fiere del fumetto.
Se non sapete cosa sono, vi faccio la grazia di lasciarvi nell'ignoranza. Se lo sapete... ciao, sì, sono quella che all'ultimo Lucca Comics and Games era vestita da Beatrix Kiddo, e tu?

La fiera è il fulcro della vita del cosplayer, l'arena dove egli combatte per ottenere i suoi magici 15 minuti di notorietà.
Volete fare felice un cosplayer? È semplice, economico e, se avete lo stomaco forte, è anche divertente!
Prendete la vostra bella fotocamera - quella che giace intonsa nella sua custodia, con ancora le foto di prova fatte a
Ferragosto e mai scaricate - e recatevi alla fiera del fumetto più vicina (tranquilli, anche se abitate a Canicattì, nel weekend ne faranno sicuramente una dietro casa vostra).
E una volta lì, scatenatevi: scattate quante più foto possibile ai casi umani che vi capitano davanti.


Esempio di ciò che potrebbe accadere (giusto perché non vi troviate impreparati):
Visitatore: "Scusa, tu sei Pollon in versione Gothic Lolita, vero?"
Cosplayer: [già arrapato] "Eh, sì."
Visitatore: "Posso farti una foto?"
Cosplayer: [brivido preorgasmico] "Certo!"
Si mette in posa e appena viene colpito dal flash... Aaah! Oddio, è stato bellissimo, non vedo l'ora rifarlo!


Paragrafo 4: le aberrazioni


Sì, anche noi abbiamo le nostre aberrazioni.
Esse nascono dall'esasperazione di una delle tre caratteristiche-base che deve possedere un cosplayer, requisiti senza i quali non si può avere il patentino: nerdaggine cronica, edonismo spregiudicato e passione per il fai-da-te.
La nascita di un cosplay avviene quindi attraverso tre fasi, che man mano scremano le reali possibilità di cosplay e che sono riassumibili nelle fondamentali domande: Cosa mi piacerebbe cosplayerare? Quanto sono disposto a mettermi in mostra? Sono in grado di creare un cosplay fedele?


La risposta a queste tre domande dà all'aspirante cosplayer una rosa di opzioni tra le quali sceglierà il cosplay che porterà alla prossima fiera del fumetto.

Ma cosa succede se il soggetto in questione risponde in maniera non adeguata ad una delle domande o, addirittura, non se le pone proprio?
Nascono le aberrazioni...

Paura, eh?!

Nello specifico sarebbero troppe per poterle elencare, per cui porterò tre casi abbastanza esemplificativi:

1) Il N.S.S.C.I. (da non confondere con N.C.I.S.): Nerd Senza Specchi In Casa, ovvero colui che ignora la prima domanda.

Il caso tipico è quello dell'adolescente filiforme e brufoloso che vuole impersonare He-Man.
Egli spenderà millemila euri su
eBay per un costume che gli starà da culo e che farà rabbrividire l'intera fiera nonché morire di vergogna tutti i suoi parenti e amici.
Ma lui non se ne avvedrà minimamente: è così pateticamente ingenuo da pensare che il costume sia un orpello necessario ma non importante e che la prestanza fisica non conti affatto, convinto com'è che l'interpretazione del personaggio - di cui lui è il
solo ad aver compreso appieno la psicologia e che quindi sa mettere in scena in maniera magistrale - è la vera, unica essenza del cosplay.

2) La V.E.: Vacca Esibizionista, ovvero colei che ignora la seconda domanda.
Il caso tipico è la gnocca che non conosce nulla del mondo del cosplay, ma che vuole assolutamente sfogare la sua vaccaggine in maniera "pulita", e così punta al personaggio più nudo che ha visto - tipo la principessa Leila di Star Wars in versione slave, per citare una piaga virulenta.
Ella si affilierà dunque ad un
apposito club e, proprio come il N.S.S.I.C., spenderà millemila euri per un costume... solo che, a differenza del N.S.S.I.C., lei sarà uno schianto e tanto le basterà.
La V.E. avrà raggiunto il suo scopo quando le foto non le faranno al costume, ma alle pere prosperose che sbucheranno fuori dai microscopici pezzetti di stoffa tenuti su dal biadesivo.

3) La P.D.A.: Personificazione Dell'Approssimazione, ovvero colui che ignora la terza domanda.
Il caso tipico è unisex e molto, troppo diffuso. Sono quei tizi vorrei-ma-non-posso, quelli che non sono veri cosplayers ma "siccome che c'ho voglia di fare una pazzia"... capito, no?
Il P.D.A. è una persona anonima: non abbastanza edonista per fare la V.E. e non abbastanza geek per fare il N.S.S.I.C. Quindi che gli resta per ottenere attenzione? Il costume.
Egli non ha limiti, è sufficiente che il personaggio sia abbastanza noto e si sta già organizzando. Perché il punto è che non ha preferenze per alcun personaggio e, anche se fosse, non sarebbe in grado di interpretare un bel niente.
Per cui cosa fa? I casi sono due: se hai soldi, compra il costume del merchandising, se non ne ha, se lo raffazzona da solo a casa coi resti del costume da pagliaccio del fratello minore e il parrucchino ammuffito del nonno.
Alla fiera gli faranno foto solo quelli che non capiscono una mazza come lui.





Sentenza: Ingiudicabile... che sentenza posso dare? Dai, sono una di loro! Be', ok, vi lascio con un motivational che vuole essere di ammonimento.


Oh, più lapalissiano di così...!

8 commenti:

Giuls ha detto...

Il vademecum del cosplayer della domenica ci mancava...hai fatto proprio bene a illuminare le vergini menti!
Brrrrravisssssima!

Just Alice ha detto...

Lieta di esserti stata utile! :D
Chissà che questo posto ci aiuti a combattere certi fenomeni aberranti. U_U

Anonimo ha detto...

Da spregiudicata edonista che conosce i brividi preorgasmici (...delle foto, intendo,nello specifico, sì ok XD)...vi cito qua:
http://noma-de.livejournal.com/

XD
Vi amoXD

Just Alice ha detto...

Ma che figata! *_*
Grazie Liz! Scrivo subito un post sulla pagina di facebook... :)

Giuls ha detto...

Davvero, grazie!!!
We love you tooooo...^^

Iside ha detto...

Assolutamente adorabile questa recensione :D E hai preso i motivational migliori XD Impossibile non concordare!

Unknown ha detto...

Nerd sarò nerd (della serie che stasera mi leggo il io bel libro a casa e lascio perdere la festicciola del paese) ma piuttosto che umiliarmi così mi cavo gli occhi... E che qualcuno mi prenda a mazzate sulla capoccia se mi azzardo ad andare al Lucca's Comis vestita con qualcosa che non siano jeans e camicia!

Giuls ha detto...

A me sicuramente mi trovi concorde, all'autrice del post un pò meno!!XD

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