18 marzo 2009

Chi cerca perle deve tuffarsi nel profondo.

Soggetto inquisito: Le Relazioni Pericolose, di Stephen Frears



Vinta dalla lentezza bradiposa e dal lessico astruso, non ho mai finito di leggere il libro, dunque sono impossibilitata a fare dei paragoni.
Certo il tomo non era dei più leggeri, ma non mi aspettavo molta scorrevolezza da un romanzo epistolare scritto da un generale francese alla fine '700.
In ogni caso, da quel che so, il film resta fedele al libro, ma è tutt'altro che noioso.

La definirei una storia barocca per chi non ha gusti barocchi.
Non fa per gente troppo sensibile, sia chiaro: certi atteggiamenti libertini, amorali e violenti, per quanto sofisticati e cinematograficizzati, suscitano ancora oggi dei turbamenti.

Vi ricordate Cruel Intention? Ecco, anche quel film, che tanto ha fatto arrapare una generazione - sì, la mia, quella cresciuta nei dementi anni '90 - è stato liberamente (e sottolineo liberamente) tratto dal romanzo.
Ma la differenza è notevole, direi.
Innanzitutto, Sarah Michelle Gellar non può essere neanche lontanamente paragonata alle pattine di Glen Close. E mi scuso con le pattine in questione per l'impudenza.
Cosa dire, poi, di Ryan Philippe VS John Malkovich? Un altro attore sarebbe risultato patetico, ma non Malkovich. Non lui. Lui è oscenamente sexy anche con una parrucca incipriata.

A proposito di parrucche: mi compiaccio di aver notato un eccellente lavoro da parte dei costumisti.
C'è da dire che il libro è stato pubblicato nella seconda metà del XVIII secolo, mentre i costumi del film riproducono la moda della prima metà.
Ma non voglio farne un caso di stato, perché:
1) mi rendo conto di essere maniacalmente attenta a particolari che per il resto dell'umanità sono (giustamente) a dir poco superflui;
2) suppongo che, più che un errore, sia stata una scelta voluta: la moda settecentesca è, nel complesso, vomitevole, e un film deve presentarsi con una certa veste estetica se vuole vendere, per cui immagino che nella scelta dei costumi si sia optato per il periodo meno lontano dal senso estetico odierno
(sicuramente meglio questo che cercare di adattare una moda storica al gusto attuale, scelta tanto usata quanto deprecabile).

Un plauso al doppiaggio italiano - anni '80, altri tempi.
Ma mi riservo di dare un giudizio definitivo quando lo vedrò in lingua originale.

E poi c'è quella accoppiata scena iniziale/scena finale che è semplicemente favolosa.



Sentenza: 8, ovvero dire che è un capolavoro non saprei, ma sicuramente è un film degno di stare nella videoteca di qualsiasi cinefilo

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