Soggetto inquisito: Ritratto di una sconosciuta, di Vanora Bennett
Trama di per sé scontata, poiché ricalca quella di un romanzo più famoso per poterne cavalcare il successo.
La caratterizzazione della protagonista è originale quanto Babbo Natale in rosso: donna colta nonostante l'epoca bigotta e repressiva, possiede un intuito così spiccato e una tale intelligenza da prevaricare anche gli umanisti di fama internazionale di cui il suo ambiente famigliare si fregia.
L'apoteosi della Mary Sue.
La pseudo-storia d'amore tra lei ed il famoso pittore, in un'epoca di travagliate rivoluzioni sociali... beh... wow!
Fatemi riprendere un attimo... uff... mi ha sbalordita a tal punto da farmi sbadigliare solo tre volte (a pagina).
Non dirò che mi ha destato irritazione il fatto che la protagonista sembri costantemente in crisi premestruale.
Non dirò che è assurdo continuare con il cliché della donna che basa ogni sua azione/decisione/sentimento/pensiero/umore/passo/sguardo/soffiata di naso/grattata solo ed esclusivamente sui sentimenti di amore-odio verso il padre adottivo, il marito, l'amante e il figlio.
Non dirò niente di tutto questo, perché tanto è scontato.
Infatti, non l'ho detto. O sì? Vabbè...
Infine, sono solo io a trovare che l'eccessiva verbosità appesantisce inutilmente il testo rendendolo artificioso?
Certe dettagliatissime descrizioni di ambienti, personaggi, abiti, umori e mimiche facciali poteva risparmiarsele.
Sentenza: 4, ovvero appena sopra un Harmony
Nessun commento:
Posta un commento