Australia, da non confondere con L'Australia, è un film lunghissimo costato 160 milioni di dollari. Si, centosessanta. E non è neanche venuto tanto bene. Due ore e 45 minuti di film, per dirla in termini casalinghi sono come i Rotoloni Regina: non finiscono mai!
Dopo la toccante visione di Tre metri sopra il cielo, mi ero ripromessa che non mi sarei più mancata di rispetto in quel modo. Ma stavolta mi sono lasciata ingannare dal nome del regista, uno che si chiama Volfango, ho pensato, non può essere anche incapace. Così gli ho dato una chance.
Allora, innanzitutto non si tratta di un manifesto sull'emancipazione dei clowns, ma di un film horror. No, non sui clown! Comunque, un horror riuscito bene, aggiungerei. Sulle prime, non ha nè capo nè coda, e capirete di aver visto un film con le palle, solo quando busseranno di nuovo alla porta di casa vostra.
Nel malaugurato caso in cui qualcuno non avesse sniffato per bene l'andazzo della serie in precendenza sviscerata allegramente dalla collega, mi accingo me medesima, già grande fan del primo capitolo dell'Underworld family, a sconsigliarvi prontamente pure il terzo, e per ora ultimo, capitolo della saga.
Nel senso che il sultano può anche passare, perché tutto sommato ne ha buon diritto, mentre il vizir potrebbe anche togliersi dalle palle, 'ché è solo fastidioso come una mosca moribonda e fa sfigurare pure il sultano. Capito, no? Non che faccia schifo, 'sto filmetto, ma potevano fare di più, ecco. Il regista è intelligente ma non si applica, signoramia.